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  • Un popolo che cerca il proprio riscatto, che lotta per il futuro nella propria terra, ma soprattutto che non vuole più ”piangersi addosso”.
    Questo il Ciad, visto in positivo, il “suo Ciad” descritto da p. Franco in un video in cui ci illumina, come voce narrante, sui vari aspetti di quella realtà. Una realtà dove i giovani locali cercano di mettere a frutto l’aiuto dei tanti volontari, con risultati che stimolano e rafforzano la volontà di collaborazione.
    Trasmette un messaggio di speranza  il video mostrato il 12 settembre nell’incontro che p. Franco ha voluto con i volontari che lo sostengono, venuti da varie parti per confrontarsi e rafforzare il legame di solidarietà. Volontari che mettono a disposizione tempo e competenze, anche con la presenza in loco.
    Dopo il saluto dato dall’équipe degli stretti collaboratori di p. Franco, collegati in videoconferenza dal Ciad, che hanno manifestato la loro entusiasmo nel veder tanti volontari riuniti per uno scopo comune, sono proseguiti gli interventi per sviscerare tutti gli aspetti dei vari progetti.
     Illuminante l’intervento di madame Dorrit van Dalen, docente universitaria in Olanda, sulla situazione dei progetti e come intervenire per la loro completa realizzazione.
    La situazione finanziaria dei progetti e delle donazioni, corredata da grafici, è stata oggetto di una dettagliata esposizione da parte di Loredana Tessari.

    Si sono succeduti altri interventi, dalla situazione delle “Banche dei cerali” da parte dell’ing. Paolo Pascale di Bologna, allo stato delle scuole con Antonietta Baù di Bassano.
    Per la sanità è intervenuto il dott. Claudio Lazzarato, mentre fratel Pietro Rusconi e l’ing. Giacinto Dal Pan di Brescia hanno evidenziato il grande risultato della fornitura di aratri.

    Silvio Tessari ha sottolineato l’importanza della coesione e collaborazione tra i volontari per raggiungere l’obiettivo.  Una visione condivisa e rafforzata da Flavio Pilli, Primo Tomasella e Stefania Pallaro.
    Infine il grande problema dell’acqua è stato sviscerato dall’ing. Luca Comitti di Verona, che dopo gli esami geologici eseguiti in loco, propone soluzioni tali da dare risultati duraturi e continuativi nel tempo.  
    Condurre una discussione franca tra amici provenienti da varie parti, ma tutti uniti per il solo scopo di trovare soluzioni concrete in aiuto ai più sfortunati, è stato per me un’esperienza entusiasmante e un grande arricchimento.
    Mosè Pagnin

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  • Non poteva mancare la visita di p. Martellozzo al memoriale.
    Un simbolo che ricorda una cruda e attuale realtà che p. Franco affronta ogni giorno, dove la vita può dipendere da un pozzo.
    “Non solo acqua potabile, ma acqua per gli orti, i cui prodotti possono dare una possibilità di vita per quei villaggi che altrimenti sparirebbero” dice p. Franco che da 61 anni in Ciad lotta per dare un futuro a tanti disperati.
    Ma cercare l’acqua a 60 mt. di profondità è un grande impegno finanziario. Per questo Fraternità M. ha presentato un progetto alla Regione Veneto per chiedere la compartecipazione alle spese per la costruzione di 10 pozzi, augurandosi che la domanda venga accolta.

    Il Progetto così descrive quella realtà:
     “Nella tradizione locale la donna non solo è succube della poligamia islamica, ma subisce anche la schiavitù in campo alimentare. L’uomo fornisce il miglio per la polenta, la donna deve provvedere al resto.
    …Le donne hanno scoperto che la coltura dei legumi non solo permette loro di risolvere il problema del pasto ed eliminare la malnutrizione dei bambini, ma vendendo parte di quanto prodotto possono dare un importante sostegno ai bisogni della famiglia.”
    La donna diventa così protagonista di un miglioramento della vita sociale, economica e culturale, diventa la protagonista della sua emancipazione.
    Un impegno importante che ci vede presenti, perché il simbolo del pozzo rappresentato dal memoriale, non sia solo un ricordo, ma viva ogni giorno nell’aiuto concreto a quella popolazione. Aiutaci anche tu.
    Mosè Pagnin

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  • Cos’altro meglio di un pozzo, scelto come simbolo del memoriale inaugurato il 4 maggio, poteva essere il simbolo di vita, per tutti, ma specialmente per quell’Africa povera che tanto ha attirato Dario, e lo ha spinto a “dare una mano” per realizzare i progetti del suo amico p. Franco, che tutt’ora lotta per dare una speranza di futuro a quella popolazione.

    “Il Ciad, Paese povero che si trova al 187° posto su un totale di 188 Paesi nell’indice di sviluppo umano delle nazioni Unite, ed è in questa regione, con la popolazione al 95% mussulmana, che p. Franco continua con caparbietà e tenacia a realizzare tutti quei progetti che concorrano a migliorare le condizioni di vita, ad aiutare quelle popolazioni a crearsi un futuro nella loro terra, unica via per evitare la fuga.
    Le Banche dei Cerali, struttura ideata e realizzata da p. Franco Martellozzo, nel 2023 hanno raggiunto quota 354, portando benefici tali da attirare l’attenzione dei media internazionali, perché hanno liberato gli agricoltori dagli usurai e beneficiato 354.000 persone.
    Ma rimane l’acqua il principale obiettivo, con la creazione di pozzi, con la costruzione di dighette atte a creare riserve d’acqua per alimentare i pozzi e ridurre l’erosione del terreno.
    Si sta cercando ora con l’aiuto di esperti volontari italiani di individuare le aree adatte per creare invasi.
    Con l’acqua cresce il numero degli orti comunitari, nuova fonte di reddito, grazie a una domanda di prodotti orticoli in rapida crescita.
    Altro grande progetto è il miglioramento della produzione agricola, mediante la fornitura di aratri e seminatrici costruite con l’aiuto di volontari italiani, e con il finanziamento anche di Fraternità Missionaria.
    Obiettivo che va di pari passo con la formazione degli agricoltori sulle tecniche agricole.
    Infine il rimboschimento, con la sensibilizzazione delle giovani generazioni, con la premiazione dei più diligenti.
    Un impegno a tutto campo da parte di p. Franco che richiede un coinvolgimento e un sostegno costante e fattivo da parte di tutti noi. 
    Realizzare in quei Paesi condizioni di vita degna di essere vissuta, creare loro una via di sviluppo, salvare tanti bambini dalla malnutrizione, è un obiettivo che possiamo raggiungere.
    Aiutaci anche tu: insieme possiamo farcela.
    Mosè Pagnin

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  • Di ritorno dall’ultimo dei suoi viaggi in Ciad, Antonietta Baù ci racconta una realtà che ci sorprende e ci fa riflettere.  Ecco un breve estratto delle sue impressioni:
    “Gli orti, i pozzi, le scuole, l’alfabetizzazione degli adulti: tutto questo e tanto altro ho nella mente e nel cuore, al ritorno dal breve viaggio nella diocesi di Mongo dove p. Franco sta realizzando questi progetti.
    Un cantiere continuo, un’evoluzione dei progetti che di giorno in giorno, allargano l’orizzonte ed aggiungono tasselli nella costruzione di comunità laboriose e solidali.
    Mi ha colpito vedere l’entusiasmo, la caparbietà e la fatica delle donne che si recano al mattino presto, facendo km di strada, negli orti per curare gli ortaggi, preparare il terreno per nuove semine e dare acqua.
    Ma per loro è solo l’inizio della giornata. In seguito vanno a legna, mandano i bimbi a scuola e preparano i pasti.  E si incontrano regolarmente in gruppo per la valutazione del lavoro degli orti comunitari, provvedere alla vendita al mercato dei prodotti e all’acquisto degli strumenti di lavoro.
    Con i loro modesti guadagni riescono a pagare la scuola per i figli, migliorare l’alimentazione e pagare i farmaci.
    Ma non è finita.  Si sono organizzate per andare a scuola di sera, per imparare a leggere e scrivere, consapevoli del loro ruolo nella società.
    Donne coraggiose, degne della massima stima e considerazione. Un esempio per noi.”

    M.P.

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  • Realizzare invasi con riserve d’acqua per alimentare i pozzi che p. Franco cerca disperatamente di costruire: questo il progetto per affrontare alla radice il problema dell’acqua in Ciad.

    “Abbiamo eseguito i rilievi topografici in un paio di zone a sud di Baro. Dei “barrage” esistenti abbiamo eseguito un rilievo di dettaglio, così da poter fare un progetto di recupero ed eventuale ampliamento.
    Abbiamo rilevato i corsi d’acqua che portano ai “barrage” esistenti, così da poter elaborare al meglio i calcoli idraulici di portata.”
    si legge nel report di Giorgio Gagliardi, architetto geologo, e Andrea Scumà, geometra, appena rientrati dal Ciad.

    Un approccio tecnico per la prima volta in quella zona, che tenta di affrontare in maniera scientifica l’annoso problema della mancanza d’acqua.
    Sarà poi compito dell’ingegnere Idraulico ricavare questi dati per realizzare invasi con dighe (barrage) costruite a mano dalla popolazione.
    Un progetto di ampio respiro proiettato nel futuro.
    L’attesa e le speranze di quella gente è palpabile, perché ne va della loro sopravvivenza, del loro futuro.

    Mosè Pagnin

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  • Come può un Paese povero come il Ciad accogliere migliaia di rifugiati? E come rispondere alle loro primarie necessità?
    In Sudan vi è una guerra dimenticata dai media occidentali, ma dalle conseguenze catastrofiche con migliaia di morti e più di un milione di rifugiati, dei quali 700.000 nel vicariato di Mongo: qui ancora una volta troviamo p. Martellozzo in prima linea.
    “Siamo presenti nei campi profughi secondo il metodo che abbiamo usato con le popolazioni del nostro vicariato: dopo un intervento immediato, cerchiamo di creare una base economica che permetta alle famiglie di diventare autosufficienti.
    Il modo migliore è quello di creare orti: basta fornire loro l’acqua procedendo allo scavo di pozzi, fornire le sementi e utensili. Le donne, fanno rifiorire il luogo deserto con legumi di vario tipo”
    dice p. Franco.

    Una ricetta semplice, ma fondamentale per chi non ha niente e lotta per la sopravvivenza.
    Ancora una volta l’acqua si è rivelata essenziale e questo messaggio ci aiuta a comprendere quanto sia importante aiutare quelle popolazioni a risolvere il problema dell’acqua.
    Vedere un paese povero che aiuta altri poveri sfortunati, è un grande insegnamento per noi.

    Mosè Pagnin

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  • Un importante briefing si è tenuto sabato 10 in vista della partenza dei 4 volontari per il Ciad.
    Un briefing online che ha visto dialogare e confrontarsi volontari provenienti da ogni dove che aiutano p. Franco Martellozzo.
    Vari temi sono stati trattati per ottimizzare al massimo la mission dei volontari che verificheranno in loco lo stato e le problematiche dei vari progetti e ne studieranno le soluzioni e i costi per realizzarli.
    Acqua, dighe, aratri, Banche dei Cereali, orti, scuole, sanità: Un vasto programma, un grande impegno per tutti.
    Ha visto così riuniti  Dorrit van Dalen docente universitaria collegata dall’Olanda, Indri Olivos dal Cile, insegnante, responsabile delle Scuole Materne della regione di Mongo,  Antonietta Baù di Bassano, insegnante, che opera per conto della F.I.S.M., l’ing Giacinto dal Pan di Brescia, per il progetto aratri, l’ing. Luca Comitti di Verona per il progetto acqua e dighe, l’ing. Paolo Pascale di Bologna per il progetto Banche Cereali, Silvio Tessari, ex operatore Caritas Italiana in Africa e Medio Oriente con la moglie Loredana, responsabile del coordinamento dei volontari di p. Franco, il prof. Domenico Bottecchia, per i Centri Salute, il dott. Mosè Pagnin per Fraternità Missionaria, p. Franco dal Ciad per uno stretto contatto con i suoi amici, e infine le sorelle Anna e Angela che affiancano p. Franco nel suo impegno.
    Un grande incontro per un lavoro di squadra tra quanti aiutano Franco a realizzare i suoi molteplici progetti.
    Mosè Pagnin

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  • Togliere i ragazzi dalla strada e farne degli agricoltori è un’impresa non facile in Ciad.

    I figli di genitori poveri che frequentano le scuole coraniche sono costretti, per antica tradizione, a mendicare per pagare la scuola: si vedono così gruppetti di bambini e ragazzi con una ciotola per raccogliere gli avanzi dei pasti o qualche monetina.
    “La vita di questi ragazzi è infernale: fame, intemperie, malattie e botte se tornano a ciotola vuota. Alla fine del curriculum di formazione avranno imparato il Corano a memoria, ma null’altro, e saranno vittime degli integralisti che fomentano i movimenti armati estremisti”, ci descrive p. Franco Martellozzo.
    Trasformare le scuole coraniche in centri agricoli moderni e produttivi in modo da raggiungere l’autonomia alimentare e togliere i giovani dalla strada: questo l’obiettivo di p. Franco.
    In tre di queste scuole hanno è stato raggiunto l’obiettivo: grazie alla formazione e all’uso della trazione animale, 150 alunni sono diventati bravi agricoltori fino a raggiungere l’autosufficienza alimentare.

    “Alla fine del curriculum di studi, questi ragazzi saranno capaci di diffondere in altri villaggi le tecniche apprese. Non saranno dei parassiti e non cadranno nella trappola degli estremisti armati”, continua p. Franco, che in mezzo a mille difficoltà legate all’indigenza e alle antiche tradizioni, realizza progetti per l’emancipazione di quelle genti e per dare un futuro ai giovani.
    Ma ha bisogno anche del nostro sostegno concreto.
    Mosè Pagnin

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