“E’ un anno e mezzo che sono stata travolta da una nuova incredibile avventura in Ciad per la gestione di progetti. Sono mesi che ho la possibilità di immergermi concretamente nella realtà di un paese estremamente povero, uno degli ultimi nell’Indice di Sviluppo Umano.
Ogni volta che parto, ogni giorno che vivo in Ciad mi confronto con le mie fragilità, le mie paure, i miei limiti, ma in questo sentirmi piccola e fragile emerge tutta la grazia dei tanti compagni di viaggio.
Mi sento una creatura limitata e questo mi aiuta ad ascoltare ed accogliere l’altro nelle sue differenze, le sue gioie e le sue debolezze. Ma vi ricordo i miei compagni di cammino, i tanti “poveri” come me incontrati. sparsi per il mondo: I gesuiti missionari italiani che vivono in Ciad: padre Franco Martellozzo, PadreAngelo Gherardi, Padre Corrado Corti, colonne portanti per le opere che hanno realizzato. L’ascolto del loro vissuto ti fa sentire piccola. i gesuiti in loco, ciadiani e camerunesi, i beneficiari del progetto, tecnici di laboratorio, professori, costruttori, elettricisti, guardiani, pazienti, i benefattori nei confronti dei quali mi sento profondamente responsabile perché ogni goccia di bene, anche la più piccola, chiede di portare frutto. Un’esperienza che definirei “straordinaria” accompagnata da un vissuto ordinario. “
Su “Avvenire”del 6 ottobre “focus” sui progetti realizzati da p. Franco Martellozzo: dalla sanità, all’acqua potabile, alle scuole, all’ambiente, alla formazione agricola, alla formazione sociopolitica. Un’intervista a tutto campo.
——————— Pbblichiamo uno stralcio.
“Quando si genera vita buona per gli altri e ci si prodiga per il felice compimento della loro esistenza il mondo cambia e diventa una casa più giusta in cui è bello per tutti abitare. Ne è felice esempio quanto accade in Ciad.
Quì, nella città di Mongo e nella vasta regione circostante, tra il Sahel e il Sahara, migliaia di persone hanno cominciatoa vivere dignitosamente e a guardare al futuro con serenità,..
Qui vive padre Franco Martellozzo, che ha offerto e continua a offrire questa dedizione con generosità. Gesuita, 83 anni, di cui 58 trascorsi nel Paese africano,….
La maggior parte della popolazione professa la fede islamica; i Cristiani (cattolici e protestanti) sono circa il 3%.
………«Il principio che ha sempre guidato la mia opera e nel quale credo convintamente è prendere in mano e cercare di risolvere tutti i problemi che affliggono una popolazione…», osserva padre Franco.
…..E pensando ai problemi dell’Africa, aggiunge: «Sono convinto che, rafforzando il proprio impegno, la Chiesa di questo continente, che è l’istituzione più radicata e stabile fra quelle presenti, possa autorevolmente guidare l’attuazione di un modello di sviluppo sostenibile e integrale, capace di prendersi davvero cura di ogni essereumano». “
——————– P. Franco, appena ritornato in Ciad dopo un breve soggiorno in Italia ci scrive ” Ho ripreso gagliardamente le attività e vi terrò al corrente…. vi ringrazio tutti di cuore per la vostra amicizia calorosa che mi aiuta ad affrontare con coraggio le nuove avventure. Con affetto e riconoscenza.”
Dopo il successo delle “Banche dei cereali”, che per la loro funzione hanno attirato l’attenzione dei grandi media internazionali, ora la lungimirante visione di p. Franco per aiutare quelle popolazioni ad uscire dalla fase di sottosviluppo, si sta concentrando sull’aumento della produttività. E con un mezzo semplice, che noi europei abituati alla tecnologia esasperata facciamo fatica a comprendere, ma che calato in quella realtà è la soluzione più concreta e realizzabile. La fornitura di aratri a trazione animale, accompagnata dalla formazione in agricoltura, aiuta quei contadini ad aumentare la produttività, a raggiungere l’autosufficienza alimentare, e conseguentemente a migliorare il tenore di vita. Non solo. L’impostazione che p. Franco ha dato, è quella anche di creare un substrato di artigiani, per costruire in proprio i mezzi e non dover dipendere dalle importazioni. Nascono così anche nuone opportunità di lavoro. La sua visione e i suoi obiettivi sono sostenuti anche da “Caritas Antoniana“ che ha finanziato con 20.000 euro il progetto presentato da F.M. e Mano Amica. “ Il contributo è frutto della carità dei benefattori di Sant’Antonio, i quali, con le loro donazioni, esprimono il loro ringraziamento e la loro devozione”, come riporta p. Valentino Maragno direttore. L’importo va ad aggiungersi ai 20.000 euro offerti da F.M. e ManoAmica, oltre a quelli dei tanti donatori amici di p, Franco.
Nei Paesi del Sud del Mondo, la varechina si è dimostrata importantestrumento per combattere il COVID. Padre Franco in Ciad, dopo l’esperienza di aver sconfitto con l’aiuto della varechina il colera a Mongo nel 2011, riconosciuto anche dalle autorità civili, ha dato nuovo slancio alla produzione di varechina, moltiplicando i centri per la sua produzione con i nostri dispositivi e la formazione del personale addetto. Ma non solo in Ciad. Anche in altri Paesi, è aumentata la richiesta di varechina. La richiesta alla nostra associazione di nuovi dispositivi da parte di chi aiuta i Paesi poveri, dall’Africa al Paraguay, è ripresa. Grazie alla disponibilità e dedizione del nostro socio Giorgio Ferro, che artigianalmente produce questi dispositivi, è stato possibile soddisfare le richieste, sia di nuovi dispositivi che di materiale di ricambio, graffiti, ecc., per quelli in funzione in loco. Dispositivi consegnati: al 30 giugno 2021 n. 233 in 25 Paesi Grazie a quei soci che in silenzio e senza clamore dedicano il loro tempo ad aiutare i più bisognosi.
L’autosufficienza alimentare della popolazione del Ciad è il vero traguardo da perseguire: “solo così si potrà superare l’assistenzialismo” dice p. Franco.
Dopo aver eliminato l’influenza nefasta sugli agricoltori da parte degli strozzini con il successo delle banche dei cereali, ben 400 con 40.000 capi famiglia aderenti, ora p. Franco punta a continuare la fornitura di aratri ed erpici a trazione animale, che si sono dimostrati i più adatti per non distruggere l’humus.
Il progetto comprende anche la formazione agraria dei contadini e la formazione di fabbri, già 6 finora, per la loro costruzione e manutenzione. L’appello è stato accolto da Fraternità Missionaria e Mano Amica con la decisione di finanziare con un importo di euro 10.000 cad., la fornitura di 800 aratri, integrando quanto spendono i contadini per il loro acquisto.
Un progetto avviato nel 2018, ma che ora deve soddisfare una richiesta crescente da parte degli agricoltori che hanno visto il netto miglioramento della produttività.
“Se i contadini hanno il loro aratro, possono finalmente contare sull’autonomia alimentare e superare anche le difficoltà derivanti dalla crisi politica che sta trascinando il Ciad sull’orlo di una guerra civile” dice p. Franco nel corso di una videoconferenza con i Presidenti delle due associazioni.
E il grazie di p. Franco va a quanti hanno dimostrato questa sensibilità, consigli direttivi e soci, fornendo un concreto aiuto.
“Il peggior Natale della mia carriera missionaria…” come ci racconta p. Franco nel suo massaggio di auguri, ci fa entrare in una realtà sorprendente, ma che ci fa riflettere.
Anche in quei Paesi sperduti balza agli occhi come la dignità e il rispetto di una persona, specie se donna, non si può calpestare o ignorare.
“Se vi ricordo questo fatto è per conchiudere che forse un giorno capiremo anche noi il senso del Covid. Un messaggio mi appare evidente per noi missionari qui a Mongo, super-indaffarati da mille attività e sempre in corsa. Il Covid ci obbliga a modificare la nostra ottica. Ieri all’ Eucaristia comunitaria ho espresso la nuova visione che si prospetta ai miei colleghi in queste azioni concrete: “Diminuire il nostro correre in macchina e quindi diminuire le spese! Coltivare noi stessi il nostro orto come facevamo ai primi tempi della missione, piuttosto che comperare i legumi. Lavare noi i nostri piatti e fare un po’ di cucina….diminuendo così anche il nostro bisogno in personale. Insomma darci una calmata…e risparmiare!” Ecco la mia visione Natalizia che in fondo ci porterà a vivere più in comunità, non per chiuderci in un “cocon”, ma per meglio comunicare tra di noi e così discernere il vero volto del Bimbo della grotta diBetlemme e il suo nuovo messaggio per il Regno del Signore che avanza…..pur tra i meandri del Covid. Finisco con l’Augurio fervido di ritrovarci in Agosto prossimo.” p. Franco
L’organizzazione delle Banche dei cereali, una grande realtà, provvede anche alla formazione degli agricoltori per l’utilizzo di aratri a trazione animale. Ne ha tratto beneficio la produzione agricola fino a triplicare la resa. Gli agricoltori coinvolti in questo progetto, hanno già acquistato oltre 1.500 aratri.
“Un reportage fedele alla realtà…..almeno quella verso cui si tende e alla quale voi tutti collaborate con me…” “L’ideale sarebbe che non ci fossero più degli interventi esterni a termine, né una struttura esterna, perché in questa condizione non ci sarebbe vero sviluppo.” dice p. Franco.
Con questo titolo “forte”, l’Osservatore Romano dedica un articolo-reportagesul progetto “Banche dei cereali” realizzato da p. Martellozzo. Ecco uno stralcio: “18 agosto 2020 …. Nelle sue “casseforti” sono custoditi cereali. Solo cereali. È quanto ha costruito nella regione del Guéra, in Ciad, padre Franco Martellozzo, da più di cinquant’anni missionario in Africa. Un’istituzione, quella delle Banche dei cereali che ha assunto un grande valore economico, ma anche culturale e religioso…… …. Alcuni esponenti islamici fondamentalisti hanno chiesto scandalizzati alla comunità mussulmana locale: “Come mai collaborate con i cristiani che sono impuri?”. La risposta è stata diretta: “Non possono essere impuri coloroche ci hanno salvati dalla fame per puro amor di Dio. Non ci hanno chiesto nulla in contraccambio. Solo Dio può ispirare tali sentimenti”».
La presenza di fraternitá Missionaria é arrivata anche nel...
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