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  • Ancora una richiesta di aiuto dal profondo Kenya, dove, lontano dai posti turistici, permangono situazioni di grave difficoltà e di abbandono.
    In un messaggio a nostro presidente, don Onesimus, responsabile del centro di aiuto e di formazione, chiede il nostro aiuto:
     “…In Kenya un’ampia fascia della popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno (UNDP 2021. Questo fenomeno tocca anche Dundori, un piccolo centro rurale a 2750 m di altitudine, a circa 150 km da Nairobi, …Nel 2022 è stata creata la St. Cecilia Child Welfare Foundation, a sostegno di bambini di famiglie in difficoltà.”
     “…Per completare la nuova cucina manca l’allestimento della parte panetteria. La produzione del pane è importante, e per questo serve un forno adatto per una popolazione del centro di 600 persone.”
    Quanto sia importante avere il pane, lo capiamo da chi non ce l’ha.
    Una richiesta di aiuto che non è rimasta inascoltata.
     “Dobbiamo ringraziare l’ing. Enrico Franzolin, presidente della UNOX di Cadoneghe, per la sensibilità dimostrata a fronte di queste situazioni drammatiche, per aver donato per la terza volta un forno per grandi comunità” dice il presidente Sergio Mirandola.
    “Questo dono sarà di immenso valore per la scuola.  Vi ringraziamo di cuore. Che il Signore continui a benedire la vostra missione e tutti coloro che hanno contribuito a questa donazione.  don Onesimo”
    M.P.

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  • In Kenya sopravvivono ancora immagini incredibili di una dura realtà: bambini abbandonati dai genitori perché disabili.

    “… Nella cultura del popolo Samburu, si crede che un bambino con disabilità sia di cattivo presagio o sia una maledizione per la famiglia. E così vengono trascurati o abbandonati.  Alcuni di loro non sono autosufficienti e hanno bisogno di aiuto per nutrirsi, vestirsi, muoversi.
    …Grazie al vostro supporto sono riuscita ad acquistare mais, fagioli, riso, miglio, olio da cucina, calzini, verdure, pane e bevande. Grazie per i bambini che serviamo.
    Suor Jane.”

    “I bambini che serviamo: è l’espressione che suor Jane usa con naturalezza, ma che ci mostra la grandezza di queste suore al servizio di bambini abbandonati.
    Una comunità che ha bisogno di tutto e il nostro piccolo contributo è solo una goccia in questa realtà.
    Il loro grazie ci fa sentire piccoli di fronte a quanti dedicano sé stessi a soccorrere chi è nel bisogno.
    Il nostro sostegno continua, ma c’è bisogno anche del tuo aiuto.

    Mosè Pagnin

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  • “In questa regione i giovani preferivano andare nel deserto alla ricerca dell’oro e qui perire o peggio partire per la Libia, piuttosto che subire la sorte dei loro padri che venivano schiavizzati dagli usurai con prestiti capestro”.
    Così p. Franco Martellozzo descrive la realtà.

    In una regione povera, periodicamente colpita da gravi crisi alimentari per mancanza di cibo e acqua, i contadini erano costretti a rivolgersi agli usurai per acquistare il miglio per la semina.
    Gli aiuti alimentari che arrivavano a pioggia dalle Organizzazioni Internazionali non risolvevano la situazione, ma anzi la aggravavano, abituando la popolazione all’assistenzialismo.

    Come uscirne? In anni di lavoro a fianco dei contadini, P. Franco volle creare una struttura che fosse loro di aiuto per raggiungere l’autosufficienza alimentare e la libertà dalla schiavitù dei debiti.

    La chiave di volta furono le Banche dei Cereali: magazzini gestiti dalle comunità, in cui i contadini possono riporre le sementi al momento del raccolto per fruirne al momento del bisogno e chiederle a prestito, nei casi di necessità, ad un interesse sostenibile atto solo a finanziare l’organizzazione e ad aiutare le famiglie più bisognose.

    Se ad esempio un contadino riceve in prestito 5 sacchi per la semina, al raccolto (circa 15 sacchi) ne deve restituire uno a titolo di interesse. Questo consente alla banca di autoalimentarsi per nuovi prestiti e per iniziative concrete  (un pozzo, una scuola, un orto, ecc).
    In pochi anni le Banche dei Cereali sono moltiplicate nel Guéra grazie al passaparola. Tuttavia la loro sopravvivenza era a rischio, a causa di una struttura organizzativa informale e del mancato riconoscimento da parte delle istituzioni.

    Bisognava creare una organizzazione che desse garanzia di affidabilità, tale da riscuotere il consenso di una popolazione analfabeta e diffidente, ma anche quello delle Istituzioni e delle Organizzazioni internazionali presenti nella regione.

    Fu così che nel 2010 Ada Civitani, volontaria, e suo marito Claudio Grossi, professore di Analisi Finanziaria alla Cattolica di Milano, trasformarono la rete informale delle Banche dei Cereali in una struttura istituzionalizzata: la “Federazione delle Banche di Cereali”, una soggetto giuridico di diritto Ciadiano, abilitato a operare nell’intera regione del Guera e in contatto con il Governo centrale.
    Un’organizzazione ben strutturata, con uno Statuto ed un Regolamento di funzionamento, redatti dallo stesso Claudio partendo dal modello di lavoro già utilizzato dagli animatori volontari sotto la guida di P. Franco: questo passaggio consentì alle Banche dei Cereali di rafforzarsi e diffondersi in modo ancora più capillare.

    “Un’idea già in atto, realizzata con lungimiranza da p. Franco, che vista la sua bontà noi abbiamo cercato di far crescere e diffondere. A lui il grande merito” dice Claudio Grossi.

    Al 31 dicembre 2024 la Federazione riunisce ben 354 Banche dei Cereali a servizio di 31.718 soci: una realtà apprezzata e indispensabile nell’economia locale, un traguardo perseguito con passione e caparbietà da p. Franco.
    Il successo di questa iniziativa ha attirato l’attenzione anche di media che si occupano dei problemi dell’Africa.

    E p. Franco, giustamente soddisfatto scrive su Facebook:     “Anche in questo villaggio isolato, grazie alla Banca dei Cereali, questo padre di famiglia ha potuto coltivare il proprio campo, i suoi bambini avranno un pasto giornaliero e potranno andare a scuola ed essere curati.
    Questa avventura non sarebbe partita senza l’apporto prezioso del professore Claudio Grossi e di sua moglie Ada Civitani.”

    Un esempio di come l’impegno e la disponibilità di ciascuno di noi a mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze può essere di grande aiuto ai più sfortunati.

    Mosè Pagnin
    Ada Civitani

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  • “Oggi primo gennaio, un’esplosione di acqua da una profondità di 40 metri”, scrive Antonietta dal Ciad.
    L’acqua sgorgata il primo giorno dell’anno è un auspicio di buon augurio. La ricerca fatta con le nuove tecniche, la realizzazione delle dighe di contenimento, sono tutti interventi mirati per raggiungere l’obiettivo di dare speranza di vita nei villaggi.
    Ma non basta.  “Raggiungere l’autosufficienza alimentare” è questo l’obiettivo perseguito con tenacia e ostinazione da p. Franco, in quel Ciad che è diventato la sua patria di adozione. 
    Occorre migliorare la produzione agricola e su questo versante p. Franco sta ottenendo grandi risultati, con la costruzione di aratri, progetto avviato nel 2018. Difficile per noi comprendere le enormi difficoltà incontrate: il materiale che arriva dall’Italia grazie alle donazioni, viene lavorato nelle fucine appositamente create, dove lavorano i nuovi fabbri formati da fratel Pietro Rusconi.
    Su 35.400 capi famiglia, solo 10.000 posseggono l’aratro. La nostra speranza è che ogni famiglia possegga l’aratro che permetta loro di triplicare la produzione e raggiungere così l’autosufficienza alimentare” dice p. Franco,
    Grandi numeri, che presuppongono un grande impegno.  Un progetto dallo scarso appeal emotivo per noi, ma che è fondamentale per aiutare quella gente a crearsi un futuro nella loro terra.
    Per questo p. Franco può contare sul sostegno di tutti noi. Aiutalo anche tu.
    Mosè Pagnin

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  • A Nyahururu è in corso la costruzione di una nuova ala dell’Ospedale per soddisfare le esigenze di una grande città.  E per fare un esame della situazione attuale e guardare alle esigenze di un prossimo futuro che vi è stata la visita in loco del presidente Sergio Mirandola, del geometra Giacomino Padoan direttore dei lavori, e del perito di attrezzature elettromedicali Fernando Schiavon, oltre alle socie Rosanna e Marisa.
    Non è mai cessato il nostro supporto di collaborazione per soddisfare le necessità dell’Ospedale, grazie al costante contatto con quei dirigenti medici da parte del dott. Francesco Meduri, chirurgo, il cui supporto professionale, ricordiamo, è stato indispensabile per l’organizzazione generale e l’impostazione delle varie strutture sanitarie.
    Ed ora abbiamo soddisfatto la loro prima richiesta fatta nel corso di questa visita, provvedendo alla spedizione di un secondo forno per comunità donato dalla UNOX di Cadoneghe.
    Il direttore amministrativo dell’Ospedale, Joseph Waititu, ha voluto ringraziare direttamente il titolare Enrico Franzolin per questa offerta. Vedi  lettera ringraziamento Waititu
    Per rafforzare la collaborazione professionale con quei sanitari, il dott. Meduri sta cercando adesioni di medici e paramedici disponibili per realizzare un open day sanitario in loco, che porti i grandi risultati conseguiti con il primo già effettuato.
    L’Ospedale, nato dal nulla nel 2012 con pochi ambulatori, è ora una grande realtà, con oltre 3.000 ricoveri, 1.300 interventi chirurgici, mille nascite, oltre a 70.000 visite ambulatoriali all’anno.
    Ora nuove esigenze si prospettano con la costruzione della nuova ala. Per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto.
    Mosè Pagnin

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  • Non poteva mancare la visita di p. Martellozzo al memoriale.
    Un simbolo che ricorda una cruda e attuale realtà che p. Franco affronta ogni giorno, dove la vita può dipendere da un pozzo.
    “Non solo acqua potabile, ma acqua per gli orti, i cui prodotti possono dare una possibilità di vita per quei villaggi che altrimenti sparirebbero” dice p. Franco che da 61 anni in Ciad lotta per dare un futuro a tanti disperati.
    Ma cercare l’acqua a 60 mt. di profondità è un grande impegno finanziario. Per questo Fraternità M. ha presentato un progetto alla Regione Veneto per chiedere la compartecipazione alle spese per la costruzione di 10 pozzi, augurandosi che la domanda venga accolta.

    Il Progetto così descrive quella realtà:
     “Nella tradizione locale la donna non solo è succube della poligamia islamica, ma subisce anche la schiavitù in campo alimentare. L’uomo fornisce il miglio per la polenta, la donna deve provvedere al resto.
    …Le donne hanno scoperto che la coltura dei legumi non solo permette loro di risolvere il problema del pasto ed eliminare la malnutrizione dei bambini, ma vendendo parte di quanto prodotto possono dare un importante sostegno ai bisogni della famiglia.”
    La donna diventa così protagonista di un miglioramento della vita sociale, economica e culturale, diventa la protagonista della sua emancipazione.
    Un impegno importante che ci vede presenti, perché il simbolo del pozzo rappresentato dal memoriale, non sia solo un ricordo, ma viva ogni giorno nell’aiuto concreto a quella popolazione. Aiutaci anche tu.
    Mosè Pagnin

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    Quale modo migliore perché non vada disperso nel tempo il ricordo di una persona cara se non quello di offrire un concreto aiuto a tanti bambini sfortunati, per dare loro una speranza di vita, di un futuro migliore?
    L’acqua pura, simbolo di vita, per far vivere chi non c’è più: la loro memoria continua nei sorrisi dei bambini che quell’acqua ha contribuito a salvare dalla malnutrizione.
    Così ha voluto Roberto Bonetti per ricordare i genitori e il cognato. Così ha voluto AnnaMaria Quaini per ricordare il papà e il marito.
    Un pozzo, il memoriale per ricordare chi non c’è più.
    Le preghiere di p. Franco Martellozzo che affronta quotidianamente quella realtà, non sono rimaste inascoltate.
    Dona anche tu per un pozzo, per l’acqua, per la vita.
    Mosè Pagnin

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  • Cos’altro meglio di un pozzo, scelto come simbolo del memoriale inaugurato il 4 maggio, poteva essere il simbolo di vita, per tutti, ma specialmente per quell’Africa povera che tanto ha attirato Dario, e lo ha spinto a “dare una mano” per realizzare i progetti del suo amico p. Franco, che tutt’ora lotta per dare una speranza di futuro a quella popolazione.

    “Il Ciad, Paese povero che si trova al 187° posto su un totale di 188 Paesi nell’indice di sviluppo umano delle nazioni Unite, ed è in questa regione, con la popolazione al 95% mussulmana, che p. Franco continua con caparbietà e tenacia a realizzare tutti quei progetti che concorrano a migliorare le condizioni di vita, ad aiutare quelle popolazioni a crearsi un futuro nella loro terra, unica via per evitare la fuga.
    Le Banche dei Cerali, struttura ideata e realizzata da p. Franco Martellozzo, nel 2023 hanno raggiunto quota 354, portando benefici tali da attirare l’attenzione dei media internazionali, perché hanno liberato gli agricoltori dagli usurai e beneficiato 354.000 persone.
    Ma rimane l’acqua il principale obiettivo, con la creazione di pozzi, con la costruzione di dighette atte a creare riserve d’acqua per alimentare i pozzi e ridurre l’erosione del terreno.
    Si sta cercando ora con l’aiuto di esperti volontari italiani di individuare le aree adatte per creare invasi.
    Con l’acqua cresce il numero degli orti comunitari, nuova fonte di reddito, grazie a una domanda di prodotti orticoli in rapida crescita.
    Altro grande progetto è il miglioramento della produzione agricola, mediante la fornitura di aratri e seminatrici costruite con l’aiuto di volontari italiani, e con il finanziamento anche di Fraternità Missionaria.
    Obiettivo che va di pari passo con la formazione degli agricoltori sulle tecniche agricole.
    Infine il rimboschimento, con la sensibilizzazione delle giovani generazioni, con la premiazione dei più diligenti.
    Un impegno a tutto campo da parte di p. Franco che richiede un coinvolgimento e un sostegno costante e fattivo da parte di tutti noi. 
    Realizzare in quei Paesi condizioni di vita degna di essere vissuta, creare loro una via di sviluppo, salvare tanti bambini dalla malnutrizione, è un obiettivo che possiamo raggiungere.
    Aiutaci anche tu: insieme possiamo farcela.
    Mosè Pagnin

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